Liberiamo San Francesco del Prato!

La chiesa di San Francesco del Prato da secoli aspetta nel silenzio, nell’attesa di essere riportata alla luce.

Un capitale artistico dal valore inestimabile, la cui bellezza esce dal tempo e dai confini del nostro paese.

Oggi San Francesco del prato torna ad essere patrimonio di tutti, grazie ad un progetto che valorizza il passato e lo trasforma in un futuro di condivisione, senza sbarre e senza confini. Aperto alla cultura, ai giovani, alla preghiera e alla vita.

La Chiesa

La costruzione dell’edificio risale al 1240, quando un gruppo di penitenti Oriundi provenienti da Assisi si stabilisce alle porte della città iniziando, mattone dopo mattone, a edificare quello che diverrà un luogo di culto importantissimo per la vita cittadina.

Da allora San Francesco del Prato attraversa diverse ondate di trasformazione, che ne completano il progetto originale e lo arricchiscono, affidandosi alla generosità delle nobili famiglie parmensi.

Il gotico, l’arte dell’elevazione a Dio.

Le cattedrali gotiche sono grandi libri di pietra che custodiscono tra le loro mura la verità di un viaggio interiore, perfettamente custodita e tramandata nel linguaggio criptato dei simboli.

Esse rappresentano visivamente le tracce del percorso di ogni singolo uomo verso il regno dei cieli, un regno a cui è possibile accedere seguendo gli insegnamenti del vangelo e conservando nel proprio cuore una fede salda e incrollabile, come le mura di queste imponenti strutture.

Orientazione nello spazio

La posizione della chiesa nella pianta della città crea un triangolo con altre due importanti aree conventuali, il cui baricentro cade nell’intersezione tra il cardo e il decumano massimo, centro politico della vita cittadina, l’attuale piazza Garibaldi.

Il complesso è orientato secondo l’asse est-ovest, con uno scarto di 23° riconducibile alla volontà di incanalare la luce del sole attraverso la vetrata dell’abside nell’alba nel giorno più corto dell’anno (il 22 dicembre), e dalla porta principale nel tramonto del giorno più lungo, corrispondente al solstizio d’estate (il 21 giugno). La luce esprime un concetto di potenziale espansione, rappresenta il soffio di Dio, il raggio divino che partendo da un punto buio si allarga sempre di più fino a illuminare l’intero creato.

Simbologia e sezione aurea

La pianta di San Francesco del Prato e la disposizione degli archi e delle colonne sono stati concepiti secondo proporzioni auree, un movimento perpetuo, che si autoalimenta in una tensione costante all’infinito, a Dio.

Il rosone, opera del canonico Oddi di Maestro Alberto da Verona, è composto da un simbolo centrale che rappresenta quattro fiamme, gocce o elementi che si inseguono in un movimento circolare. Il tutto è circondato da sedici raggi che compongono la ruota, simbolo del fluire perpetuo di tutte le cose.

Il Carcere

Nel 1810 le truppe militari francesi occupano San Francesco del Prato, cacciando la comunità dei frati francescani da quello che era divenuto il più importante centro religioso cittadino dopo la Cattedrale. L’altare maggiore, gli altari delle cappelle e il coro ligneo finemente intagliato vengono distrutti, tele e tavole dipinte sono disperse e gli affreschi ricoperti da intonaco. Le finestre trecentesche vengono tamponate, il pronao distrutto e vengono aperte nuove finestre sulla facciata, sulle navate laterali e sul campanile con doppie grate in ferro. San Francesco del Prato, la chiesa gotica di Parma, diventa un carcere, e lo rimane fino agli anni 90.

Il Restauro

Oggi San Francesco del Prato torna ad essere patrimonio di tutti, grazie ad un progetto che valorizza il passato e lo trasforma in un futuro di condivisione, senza sbarre e senza confini. Aperto alla cultura, ai giovani, alla preghiera e alla vita.

Le fasi di restauro strutturale sono state le prime ad essere compiute, in una seconda fase si è proceduto al restauro della facciata, che è stata affidata alla generosità dei cittadini. La fase di recupero degli affreschi doveva iniziare nel 2021, ma durante i lavori sono affiorati frammenti di dipinti ottimamente conservati nella zona dell’abside. Da qui, la nostra volontà di partire già da ora con una raccolta fondi mirata al recupero di quegli affreschi straordinari, simbolo di una bellezza che è rimasta inalterata nel tempo.

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